Di destra? No, grazie [diorama.it]

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Di destra? No, grazie

 Con le destre ho chiuso da un pezzo, perché di questi miei punti di vista nella loro azione non trovo traccia. E, pur essendo molto lontano dalle ...

Con le destre ho chiuso da un pezzo, perché di questi miei punti di vista nella loro azione non trovo traccia. E, pur essendo molto lontano dalle sinistre, trovo molti più punti di confronto e dialogo con esse che con qualunque spezzone o satellite della galassia berlusconiana. Non sto con i vincenti, non chiedo prebende né le accetterei. Ma non vivo fuori dal mondo. Chi ne vuole conferma si procuri, in libreria, le riviste che dirigo, Diorama e Trasgressioni. Ci troverà idee ben radicate nella realtà. Ma fuori dai giochi di società che tanto piacciono a certi intellettuali. Di destra e di sinistra. Il centrodestra ha vinto le elezioni del 2001 senza il mio sostegno. Gli ho votato contro, come già nel 1994 e nel 1996. Guerri mi fa torto inserendomi, nella sua reprimenda verso gli intellettuali di destra, nel novero dei presunti snob che non vogliono sporcarsi le mani con il governo Berlusconi e preferiscono rimanersene sdegnosi nell'iperuranio della purezza ideologica. Io le mani le ho tenute pulite, ma di olio di gomito ne ho profuso molto, fra il 1968 e il 1981, per rivoltare da capo a piedi l'ambiente politico in cui mi sono formato – il Msi – e la sua cultura. Le ho provate tutte, riuscendo ad occupare incarichi direttivi di rilievo. Nel 1977 le idee mie e dei miei amici erano le più popolari fra i giovani missini, stanchi di nostalgie del fascismo, tentazioni autoritarie, doppiogiochismi, manganelli e doppiopetti, nazionalismi fuori dal tempo, rancori ultraconservatori, tradizionalismi incartapecoriti, fisime occidentaliste, subalternità ai potenti di turno. Il consenso a quelle idee radicalmente innovative mi consentì di battere nettamente Fini nell'unica assemblea elettiva democratica che il Fronte della gioventù avesse sino ad allora conosciuto: malgrado l'ostilità feroce dei vertici del partito. Ma non c'era niente da fare: quel mondo era del tutto refrattario ai valori in cui mi riconoscevo, irriformabile. La rottura era inevitabile e non l'ho mai rimpianta.

In Italia, però, vige un pregiudizio genetico, per cui la frequentazione di ambienti malfamati provoca sospetti per tutta la vita, a meno di non discolparsene con genuflessioni e abiure. Io, a tutt'oggi, non ho abiurato niente. Ho discusso, criticato, rivisto, sottoposto a pubblica verifica le idee e le interpretazioni da cui ero partito, subendo un'evoluzione graduale e documentata, di cui chiunque può prendere atto. Non mi stupisco che in un paese dove regna la pigrizia mentale e scaricare sugli altri i propri errori è lo sport più diffuso ciò non interessi quasi a nessuno e si insista con l'attribuzione dietichette di comodo. Ma ne ho abbastanza.

Intellettuale di destra sarà Guerri. Sarà Baget Bozzo. Sarà Veneziani. Lo saranno, a modo loro, Panebianco, Cofrancesco, Romano, Galli della Loggia, e i non pochi altri che in qualche modo preferiscono l'una o l'altra delle tante destre esistenti alla concorrenza. Io, che da decenni critico il senso stesso dell'opposizione di facciata sinistra/destra, detesto l'occidentalizzazione del mondo e l'egemonia degli Usa, preferisco la giustizia sociale distributiva alle "leggi del mercato" e al profitto, io che vorrei una società sobria ed ecologica e amerei veder ridotti i consumi e la produzione industriale, che mi sento europeo molto più che italiano, che imputo alla mentalità individualistica gran parte dei danni di cui soffre la nostra società, che reputo il multiculturalismo la soluzione meno peggiore alle tensioni delle società multietniche – e che queste idee le ho più o meno sempre sostenute, non lo sono davvero. Con le destre ho chiuso da un pezzo, perché di questi miei punti di vista nella loro azione non trovo traccia. E, pur essendo molto lontano dalle sinistre, trovo molti più punti di confronto e dialogo con esse che con qualunque spezzone o satellite della galassia berlusconiana. Non sto con i vincenti, non chiedo prebende né le accetterei. Ma non vivo fuori dal mondo. Chi ne vuole conferma si procuri, in libreria, le riviste che dirigo, Diorama e Trasgressioni. Ci troverà idee ben radicate nella realtà. Ma fuori dai giochi di società che tanto piacciono a certi intellettuali. Di destra e di sinistra.





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Data pubblicazione: 18 luglio 2007

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